La scienza spiega perché i pigmenti minerali svaniscono
⚠️ Premessa importante:
Lo studio scientifico di cui parliamo analizza pigmenti minerali tradizionali, ossia quelli composti da ossidi di ferro, biossido di titanio, carbon black e altri elementi inorganici.
Si tratta delle formulazioni più diffuse in passato e tuttora presenti in molte linee classiche per sopracciglia e trucco permanente.
I pigmenti organici moderni, invece — e soprattutto le formule ibride oggi in commercio — hanno comportamenti diversi: penetrano in modo più uniforme, mantengono il colore più a lungo e subiscono minori alterazioni cromatiche.
Questo articolo serve quindi a capire le basi biologiche e chimiche del perché i vecchi pigmenti minerali tendono a svanire nel tempo, e perché le nuove tecnologie rappresentano un’evoluzione.
🔬 Lo studio in breve
Pubblicato nel 2024 su Cosmetics, lo studio “Why Permanent Makeup (PMU) Is Not a Lifetime Application” (Andreou et al.) ha confrontato due tipi di pigmenti:
un colorante minerale per trucco permanente (PMU) marrone, usato per sopracciglia;
e un inchiostro da tatuaggio nero tradizionale.
Entrambi sono stati applicati sulla pelle di topi SKH-1, che hanno una struttura dermica molto simile a quella umana.
L’obiettivo era misurare la profondità di deposito, la migrazione nel tempo e la stabilità del colore.
⚙️ Il risultato
Dopo 56 giorni, entrambi i pigmenti (PMU e tatuaggio) si trovavano a una profondità simile nel derma, intorno ai 0,6 mm.
La differenza, però, stava nella quantità di pigmento rimasto visibile: il PMU era fortemente ridotto, mentre l’inchiostro da tatuaggio restava compatto e stabile.
👉 In sintesi: la profondità è la stessa, ma la permanenza cambia.
Il motivo? La chimica del pigmento e la risposta biologica della pelle.